Solidi, soldi e soldati

Moneta, denaro, soldi: nella vita quotidiana tendiamo a utilizzare questi termini in maniera intercambiabile. Eppure, senza voler qui trattare sottili e complesse questioni linguistiche, può essere divertente coglierne alcune curiose differenze.

Cominciamo con i soldi, probabilmente la parola che utilizziamo più di frequente fin da quando siamo bambini ed è forse quella meno utilizzata negli ambienti più specialistici. L'origine della parola risale a una particolare moneta e alla storia che ne determinò la nascita.

Siamo a cavallo tra il III e il IV secolo d.C. e l'Impero romano è, da circa mezzo secolo, martoriato dalle guerre civili della cosiddetta "anarchia militare", dalle invasioni esterne e dal malessere provocato da una persistente inflazione. L'argento è quasi scomparso dalle monete romane, il cui valore, di fatto, non è più garantito dalla presenza del metallo, ma dalla sola fiducia che i cittadini ripongono in chi le emette: l'imperatore ovvero lo Stato. Ma anche l'autorità imperiale vacilla. Diocleziano, imperatore dal 284 al 305, ripristinerà una certa stabilità politica, pur non riuscendo a tenere a bada l'inflazione, nonostante il tentativo di fissare i prezzi per legge con il famoso Editto dei prezzi massimi. Di fronte a una situazione così difficile e alla caduta libera della monetazione argentea, i cittadini che hanno qualche ricchezza si sono da tempo gettati sull'oro per tutelare il proprio potere d'acquisto. L'oro diventa dunque la vera riserva di valore di questo periodo e, data l'altissima domanda, il suo prezzo non fa che salire. Chi invece non ha alcuna ricchezza da convertire in oro, rimane vittima della spirale inflattiva.

Questa situazione viene, per così dire, certificata dall'imperatore Costantino (regnante dal 306 al 337), il quale, invece di intraprendere una riforma monetaria, impresa fallita da altri illustri predecessori, prende a modello una moneta già esistente, il solidus, aggiustandone il peso, e stabilisce che esso valga "tanto oro quanto pesa", sottraendola alle pratiche dello svilimento. Viene in questo modo istituzionalizzata una situazione in cui circolano al contempo una moneta stabile, quella d'oro, e una esposta ai venti dell'inflazione, la cosiddetta "moneta divisionale", coniata in metalli più vili. Chiaramente questo accentua la spaccatura tra le classi sociali: chi è più ricco e si può permettere di utilizzare monete d'oro preserva il proprio potere d'acquisto; chi possiede altri tipi di moneta, continua a essere esposto alla loro progressiva perdita di valore, diventando sempre più povero.

Il solidus avrà lunga vita: attraverserà circa sette secoli e varie riforme monetarie, divenendo una delle monete più durature e prestigiose della Storia tanto che, ancora oggi, noi parliamo, appunto, di soldi. Il solidus continuerà quindi a circolare nell'Impero romano, soprattutto nella parte orientale che aveva resistito alle invasioni barbariche, e sarà elevato a modello anche per la coniazione di monete estere, come il dīnār arabo.

Non è tutto. Solidus ci ricorda anche un altro termine di uso comune: soldato. Ciò non vale solo per l'italiano, ma anche per il francese soldat, il tedesco Soldat, l'inglese soldier o lo spagnolo soldado. Il nome del solidus, infatti, non è casuale: in latino vuol dire anche "pieno" o "intero" e solidare significa "pagare" ovvero riportare una situazione a uno stato di pienezza e interezza. È proprio ciò che succede quando saldiamo un debito! Di conseguenza, chi operava per denaro era detto solidarius e questo termine, nel Medioevo, andò a contraddistinguere soprattutto i mercenari, coloro che combattevano per…soldi.

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