Le monete di Traiano

Nella mostra "L'Avventura della Moneta", svoltasi a Roma presso il Palazzo Esposizioni fra il 31 ottobre 2023 e il 30 giugno 2024, sono state presentate alcune monete di Traiano, nella stessa sala in cui è stato esposto anche il busto dell'imperatore.

Ma chi era Traiano? E cosa ci raccontano le sue monete?

Traiano è stato il primo imperatore romano non nato nella penisola italiana. Appartenente all'aristocrazia provinciale spagnola regnò dal 98 al 117 d.C., dando inizio per Roma all'età dell'oro, un periodo di benessere che portò l'Impero alla sua massima espansione territoriale.

Tramite la conquista della Dacia (corrispondente all'attuale Romania e a parte dell'Ungheria), Traiano riuscì a risolvere militarmente i problemi sociali e finanziari che si erano presentati all'epoca dei suoi predecessori, quando il difficile equilibrio tra la classe senatoria e la classe borghese aveva determinato forti ripercussioni anche nel rapporto fra la moneta aurea (detenuta dalle classi più elevate) e quella d'argento.

La riforma neroniana del 64 d.C., infatti, aveva determinato la diminuzione del peso delle due più importanti monete, l'aureo (da 7,80 grammi a 7,30) e il denario (da 3,90 grammi a 3,41), ma nei confronti di quest'ultimo aveva stabilito anche una riduzione della percentuale d'argento del 5-8 per cento. La diminuzione di metallo nobile a parità di valore nominale aveva prodotto un risparmio notevole per le casse dello Stato, ma poiché alla fine il rapporto fra aureo e denario era risultato a vantaggio della moneta d'argento, aveva comportato anche un sostegno per le classi sociali (borghesia e soldati) che detenevano soprattutto denarii d'argento.

La vittoria del denario sull'aureo doveva però essere giustificata da un indebolimento dell'oro. Così Traiano, che dalla conquista della Dacia ricavò un bottino di circa 5 milioni di libbre d'oro (pari a 226.800 chili), riuscì a ottenere la svalutazione della moneta aurea grazie all'aumento della disponibilità del prezioso metallo.

L'impresa bellica era stata pertanto progettata, oltre che per motivi militari, anche per ragioni economiche. Venne compiuta con due campagne militari (la prima nel 101-102 d.C., al termine della quale la Dacia fu ridotta a Stato cliente, e la seconda nel 105-106 d.C., in seguito alla quale la Dacia fu trasformata in provincia romana), che permisero di garantire la sicurezza dei confini settentrionali dell'Impero.

Subito dopo Traiano decise di consolidare anche i confini orientali, minacciati dai Parti. Tra il 106 e il 115 d.C. riuscì a conquistare il territorio compreso fra la penisola del Sinai, l'area a Est del fiume Giordano e del Mar Morto, la Siria meridionale, l'Armenia (corrispondente in gran parte all'odierna Turchia orientale), la Mesopotamia superiore e l'Assyria (oggi Iraq), occupando la capitale dello Stato partico, Ctesifonte.

Ma lo scoppio di una violenta ribellione bloccò l'avanzata dell'imperatore che morì poco dopo, nell'agosto del 117 d.C. Alla sua morte salì al trono l'imperatore Adriano, che volendo dare al suo regno un carattere il più possibile pacifico, rinunciò alle nuove province orientali.

Il sesterzio in bronzo, il denario d'argento e l'aureo d'oro esposti nella mostra "L'Avventura della Moneta" rappresentano mirabili esempi dell'azione di propaganda svolta dalle monete in età antica, permettendoci di conoscere molti aspetti del principato di Traiano (figg. 1-3).

Sesterzio di Traiano – dritto, 103-111 d.C., bronzo, Ø mm. 33,39, peso g. 26,01, Collezione Banca d'Italia

Fig. 1 Sesterzio di Traiano - dritto, 103-111 d.C., bronzo, Ø mm. 33,39, peso g. 26,01, Collezione Banca d'Italia

Denario di Traiano – dritto, 112-117 d.C., argento, Ø mm. 18,9, peso g. 3,16, Collezione Banca d'Italia https://photos.google.com/share/AF1QipN7sjdTptFvRks6AbOFW90_eWLNvmJon49ckWisnOOj0oteJKX_cko9ggRKy-gL6g/photo/AF1QipNHUarAdPu_ppm5lOGDRBu9kGabAWIZClE19Tks?key=Z0NMWGd5SjVUamR6UjlwQXZWZm51UnBMNFlDaTJB
foto 3 febbraio 2012

Fig. 2 Denario di Traiano - dritto, 112-117 d.C., argento, Ø mm. 18,9, peso g. 3,16, Collezione Banca d'Italia

Aureo di Traiano – dritto, 114-117 d.C, oro, Ø mm. 19,59, peso g. 7,38, Collezione Banca d'Italia

Fig. 3 Aureo di Traiano - dritto, 114-117 d.C, oro, Ø mm. 19,59, peso g. 7,38, Collezione Banca d'Italia

È noto che in età imperiale, pur con la diffusione sul rovescio delle monete di immagini sempre più varie ed eterogenee, al dritto divenne generale l'uso del ritratto dell'imperatore o dei membri della sua famiglia. Su tutti e tre gli esemplari, dunque, troviamo raffigurata la testa laureata (cinta da foglie d'alloro) di Traiano, circondata dalla titolatura imperiale, vale a dire l'elenco delle cariche ricoperte e dei poteri e titoli conferitigli nel corso del tempo. L'imperatore è chiamato Dacicus, titolo che assunse dopo la fine della Prima guerra dacica e che ci riporta quindi a un periodo successivo al 102 d.C.

È in particolare sul sesterzio che troviamo la celebrazione della prima vittoria di Traiano sulla Dacia, con la raffigurazione al rovescio della personificazione della Vittoria, che sostiene uno scudo sul quale è riportata la scritta VIC DAC ("Victa Dacia") (fig.4).

Sesterzio di Traiano – rovescio, 103-111 d.C., bronzo, Ø mm. 33,39, peso g. 26,01, Collezione Banca d'Italia

Fig. 4 Sesterzio di Traiano - rovescio, 103-111 d.C., bronzo, Ø mm. 33,39, peso g. 26,01, Collezione Banca d'Italia

Sul denario, invece, è rappresentata la Colonna Traiana, con in cima la statua dell'imperatore e alla base due aquile, simbolo del potere di Roma (fig. 5).

Denario di Traiano – rovescio, 112-117 d.C., argento, Ø mm. 18,9, peso g. 3,16, Collezione Banca d'Italia https://photos.google.com/share/AF1QipN7sjdTptFvRks6AbOFW90_eWLNvmJon49ckWisnOOj0oteJKX_cko9ggRKy-gL6g/photo/AF1QipNq1TfkRUdos7-SK3AxLmV1LSWThR76Zzd_2qHQ?key=Z0NMWGd5SjVUamR6UjlwQXZWZm51UnBMNFlDaTJB
foto 3 febbraio 2012

Fig. 5 Denario di Traiano - rovescio, 112-117 d.C., argento, Ø mm. 18,9, peso g. 3,16, Collezione Banca d'Italia

La moneta commemora, infatti, la costruzione della colonna fatta erigere dall'imperatore nel suo Foro a Roma, che riproduce lungo tutto il suo fusto in maniera molto realistica le scene relative alle vicende delle due guerre daciche, come in un rotolo di papiro dispiegato.

Il rilievo, che si snoda a spirale lungo tutto il fusto della colonna, è stato attribuito a un unico ignoto artista, convenzionalmente denominato il "Maestro delle imprese di Traiano" e che qualcuno ha voluto riconoscere nello stesso architetto che ha progettato il Foro, Apollodoro di Damasco. In alto svettava la statua dell'imperatore, sostituita nel Cinquecento da una statua di san Pietro, mentre nel basamento fu deposta l'urna con le sue ceneri.

Sul rovescio dell'aureo vediamo riprodotta una figura maschile nuda stante (in piedi) che sostiene con la mano destra protesa una patera (una bassa scodella utilizzata per le libagioni) e con la sinistra un fascio di spighe, simbolo di fertilità (fig. 6). Ma chi rappresenta questo personaggio?

Aureo di Traiano – rovescio, 114-117 d.C, oro, Ø mm. 19,59, peso g. 7,38, Collezione Banca d'Italia

Fig. 6 Aureo di Traiano - rovescio, 114-117 d.C, oro, Ø mm. 19,59, peso g. 7,38, Collezione Banca d'Italia

Si tratta della personificazione del Genio dell'imperatore. Nella religione romana il Genio rappresentava l'essenza stessa degli individui di sesso maschile (le donne avevano la Iuno), un nume tutelare, ossia un essere divino che li proteggeva e accompagnava per tutta la vita, determinandone il destino. In ambito privato un culto particolare era tributato al Genio del pater familias (il capo della famiglia) e, quasi come un'estensione di questo, in età imperiale divenne oggetto di culto il Genio dell'imperatore, il pater familias di tutto lo Stato.

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