Moneta: storie di dei, di Galli e di oche

Ti sei mai chiesto perché la moneta si chiama così?

In età romana "moneta" era il nome dato alla zecca, che durante la Repubblica (509 a.C. - 27 a.C.) era situata nel tempio o nei pressi del tempio di Giunone Moneta sul Campidoglio.

Ma perché Giunone era detta Moneta?

La tradizione antica vuole che l'epiteto "Moneta", dato alla divinità, derivi dal verbo monēre (avvertire, ammonire), per ricordare un evento del 390 a.C, quando durante l'assedio di Roma da parte dei Galli di Brenno le oche sacre alla dea con il loro starnazzare avvertirono i Romani del tentativo di assalto al Campidoglio, che fu così sventato. Sul colle in quel periodo non doveva esserci ancora un vero e proprio tempio, ma sicuramente esisteva già un luogo di culto dedicato alla dea, composto forse da un recinto sacro contenente un altare e un laghetto per le oche.

E quando nel 344-3 a.C. fu decretata la costruzione di un tempio dedicato alla dea "ammonitrice" il termine moneta per estensione passò a indicare anche gli oggetti realizzati nella vicina zecca.

Chi ha visitato "L'Avventura della Moneta" ha potuto rendersi conto da vicino della stretta connessione stabilitasi tra Giunone e la zecca grazie all'osservazione di una moneta romana, in una delle sale del percorso espositivo.

Si tratta del denario coniato nel 46 a.C. dal tresvir monetalis Titus Carisius, che riporta al dritto l'immagine della dea con la scritta MONETA (fig. 1) e al rovescio gli strumenti utilizzati per la coniazione: la tenaglia, il conio, l’incudine e il martello (fig. 2).

Figura 1: Denario di T. Carisius - dritto, 45 a.C. circa, argento, Collezione Banca d'Italia

Fig. 1 Denario di T. Carisius - dritto, 45 a.C. circa, argento, Collezione Banca d'Italia

Figura 2: Denario di T. Carisius – rovescio, 45 a.C. circa, argento, Collezione Banca d’Itali

Fig. 2 Denario di T. Carisius – rovescio, 45 a.C. circa, argento, Collezione Banca d’Italia

Il nome "moneta" continuò a essere usato anche quando tra l'81 e l'84 d.C., durante il regno dell'imperatore Domiziano, la zecca venne spostata sul Celio nei pressi della chiesa di San Clemente, in un periodo in cui ormai, oltre alla zecca centrale di Roma, operavano molte altre zecche extraurbane. E l'uso proseguì anche quando l'edificio fu nuovamente trasferito tra la fine del IV e l'inizio del V secolo d.C., ma non sappiamo dove.

Così nel corso del tempo da quel lontano passato il suo nome è giunto fino a noi, non per indicare la zecca, ma le monete che vi vengono coniate.

Hai trovato utile questo contenuto?

dettagli
Dettagli

  1. Punto di vista
  2. Percorso museale
  3. Livello

Vedi pure

  1. Articolo 3 Gennaio 2025
  2. Articolo 17 Gennaio 2025