La Zecca non è (solo) un artropode

La parola latina moneta, ai tempi dell'antica Roma, indicava il luogo dove venivano prodotte monete metalliche. Questo utilizzo del termine lo ritroviamo ancora oggi in diversi paesi europei: in Inghilterra infatti le monete si battono nella Royal Mint, in Francia nella Monnaie de Paris, in Germania nella Münze Deutschland. L'Italia fa eccezione: le nostre monete metalliche sono infatti stampate nella…Zecca dello Stato!

"Nuovo di zecca" è una delle più comuni locuzioni della nostra lingua, un modo di dire che indica un oggetto nuovo fiammante come una bella moneta appena coniata. Probabilmente nella nostra vita cominciamo a utilizzare questa espressione prima di sapere che cosa sia la Zecca dello Stato.

Ma da dove deriva la parola Zecca, che - è bene chiarirlo - non ha nulla a che vedere con il fastidioso artropode, la zecca che infesta i nostri amici animali e il cui morso, a volte, può provocare spiacevoli conseguenze? E perché proprio l'italiano, che dovrebbe essere l'erede più diretto del latino, si limita a usare la parola moneta per indicare i tondelli metallici coniati o l'insieme delle forme di liquidità disponibili?

Non possiamo dimenticare che la storia italiana è molto composita e non si riduce alla sola epoca romana, tant'è che i popoli che hanno dominato e attraversato la nostra penisola hanno lasciato numerose eredità architettoniche, culinarie, artistiche e anche linguistiche. Un esempio piuttosto importante è la dominazione araba in Sicilia, che iniziò nell'anno 827 d.C. e terminò nel 1061 con la conquista normanna di Palermo. In effetti la parola zecca deriva proprio dall'arabo sikka, che significa "conio", lo strumento usato per coniare, significato poi esteso alla moneta stessa. Ancora oggi la zecca del Regno del Marocco si chiama infatti Dar As-Sikkah ovvero "Casa della moneta".

Le zecche arabo-normanne dell'Italia meridionale hanno prodotto monete affascinanti come il tarì d'oro, con una faccia cristiana e una arabo-musulmana. Il termine zeccha sopravvisse alla dominazione sveva e angioina e risalì la penisola fino all'Italia centrosettentrionale sostituendo gradualmente, nel corso dei secoli XIII e XIV, la parola moneta. In Toscana, fino al Trecento, il termine moneta ancora conviveva con zeccha ma, con il tempo, quest'ultimo avrebbe preso il sopravvento.

A partire dal tardo Medioevo, le zecche di alcune città e stati italiani acquisirono grande fama in virtù delle prestigiose monete che vi venivano coniate. Le più note sono sicuramente le Repubbliche marinare di Genova e Venezia, con i loro genovini e ducati, e la Repubblica di Firenze, con il suo fiorino d'oro, che rimarrà a lungo la moneta più prestigiosa d'Europa. Queste zecche furono infatti protagoniste della rifioritura della monetazione aurea in Europa occidentale, grazie alla vivacità commerciale e finanziaria delle proprie città. Una curiosità riguarda il ducato d'oro veneziano che, a partire dal XVI secolo, cominciò a essere chiamato zecchino a causa dell'aumento del prezzo del ducato "nuovo di zecca". Da quel momento, e fino all'Ottocento, molti stati italiani adottarono il termine zecchino per definire le monete d'oro che si avvicinavano per qualità alla moneta veneziana. Proprio nel 1883 Carlo Collodi pubblicherà Le avventure di Pinocchio, nel quale l'ingenuo burattino si fa sottrarre una manciata di monete d'oro dal Gatto e la Volpe, sotterrandole con la speranza che potessero generare un albero ricco di zecchini.

La zecca italiana è oggi parte dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS), società partecipata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, che si occupa della produzione delle monete in euro che utilizziamo tutti i giorni e anche, attraverso il Poligrafico, di carte valori. Le monete sono coniate dall'IPZS per conto del Ministero che, in qualità di ente emittente, provvede alla loro distribuzione sul territorio nazionale avvalendosi del supporto della Banca d'Italia. Le monete in euro sono espressione di identità europea ma anche italiana, poiché hanno una faccia comune a tutti i paesi dell'Eurozona e una faccia nazionale, dove vengono rappresentati monumenti, personaggi e opere legate alla nostra cultura e tradizione. Le monete danneggiate possono essere presentate alle Filiali della Banca d'Italia, che provvedono al loro inoltro all'IPZS stesso. Lo stabilimento di produzione si trova a Roma, nel quartiere dell'Alberone, ma dal 1911 al 1999 era situato in via Principe Umberto, nel quartiere Esquilino. Fino a quel momento, a partire dal 1870, anno di annessione dello Stato Pontificio e di Roma, la Regia Zecca aveva invece occupato la sede della vecchia Zecca Pontificia.

Molto tempo è trascorso da quando in tutta Europa le monete fiorentine, veneziane e genovesi erano apprezzate e imitate, sia per il prestigio di chi le emetteva sia per la loro intrinseca qualità. Tuttavia, l'Italia vanta ancora competenze di assoluta eccellenza in questo campo: la Scuola dell'Arte della Medaglia dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato di Roma è infatti un luogo di alta formazione unico al mondo. Nata nel 1907 nell'ambito della Regia Zecca, ancora oggi forma e specializza studenti che approfondiscono e sviluppano sia le tecniche antiche di coniazione e incisione sia le più innovative metodologie di design, creando figure professionali molto ricercate anche nel mondo dell'arte. L'IPZS, inoltre, offre ai cittadini il Museo della Zecca, situato a Roma sulla via Salaria, dove è possibile ammirare non solo le monete e le medaglie ma anche i macchinari, antichi e moderni, oltre alle tecniche produttive. Di fatto la Zecca dello Stato è custode di una parte della nostra storia e anche della sua evoluzione: è bene ricordarlo quando dalle tasche tiriamo fuori i nostri spiccioli!

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  1. Punto di vista
  2. Percorso museale
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  1. Articolo 3 Gennaio 2025